Overtourism in Italia: quando viaggiare fa rima con fagocitare

Overtourism in Italia, folla a Venezia

La Spagna sembra essere il Paese più agguerrito ma il problema dell’overtourism anche in Italia non è affatto da trascurare. Il sovraffollamento di visitatori che si concentrano in determinati periodi nelle località più conosciute della nostra penisola, ha conseguenze drammatiche sull’ambiente e sul tessuto sociale.

Tra i numerosi studi che hanno analizzato il fenomeno, mi ha molto colpito la teoria secondo cui tutti noi siamo portati a considerare il turismo come la soluzione ai nostri problemi. La panacea contro i mali della nostra quotidianità. E siccome il viaggiare è qualcosa a cui abbiamo diritto, possiamo permetterci di fare qualunque cosa contribuisca al nostro benessere. L’overtourism, in Italia ma non solo, si traduce in spiagge brulicanti, sentieri di montagna affollati, centri storici gremiti e persone non sempre rispettose.

Pur senza dimenticare che il turismo è per il nostro Paese una risorsa irrinunciabile, è necessario trovare un modo per renderlo più consapevole.

Overtourism in Italia: quando viaggiare fa rima con fagocitare
Ph Freepick

Tra località più colpite dal fenomeno dell’overtourism in Italia, possiamo citare le Cinque Terre. Una manciata di case incastrate tra la montagna e il mare che fino agli anni ’90 erano sconosciuti ai più e rischiavano l’abbandono . Dopo l’inserimento nella lista dei Patrimoni dell’Unesco, il mondo si è accorto di questo angolo di Liguria che è diventato vittima della sua stessa notorietà.

Venezia è diventata il simbolo dell’overtourism in Italia con 14mila turisti per chilometro quadrato. Si sta cercando di correre ai ripari con l’introduzione di una tassa di ingresso ma il fragile ecosistema della laguna è messo quotidianamente a dura prova.

Secondo l’ICTS (Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico), anche Rimini, Bolzano e Napoli soffrono per overtourism ad un livello considerato molto alto.

Per non parlare delle città d’arte come Firenze o Siena particolarmente ricercate dai turisti stranieri. In questo caso l’allarme è dato dalla dismogeneità: il 70% dei turisti si concentra solo sull’1% del territorio italiano.

Overtourism in Italia: quando viaggiare fa rima con fagocitare
Ph dal web

Nel suo libro “Il turismo che non paga” uscito lo scorso Aprile per le Edizioni Ambiente, l’autrice Cristina Nedotti sottolinea come non sia sempre vero che il turismo aiuta l’economia.

L’eccesso di visitatori rende i luoghi invivibili per i residenti, l’aumento dei costi provoca lo svuotamento dei centri storici, le risorse naturali sono sotto pressione e il lavoro sempre più precario e stagionale. Contemporaneamente dilaga la speculazione immobiliare: gli investimenti stranieri hanno reso Milano inaffrontabile per chi cerca casa.

Gli affitti brevi e gli Airbnb sono la causa di un’impennata degli affitti e finora non sembrano esserci leggi in grado di porvi rimedio.

La “turistificazione” in Italia, non solo cambia la geografia di città e paesi ma distrugge anche la loro anima. I residenti abbandonano le loro occupazioni per reinventarsi affittacamere, ristoratori, animatori e qualunque attività possa essere a misura di turista. Scompaiono le botteghe di quartiere e i servizi alla persona per lasciare spazio a pub, pizzerie e negozio di souvenir.

Overtourism in Italia: quando viaggiare fa rima con fagocitare
folla di turisti alle Cinqueterre

Inutile negarlo: l’avvento dei social ha modificato la nostra percezione di tempo libero. Abbiamo il terrore di non essere nel posto dove “bisogna essere”, l’ansia di perdersi qualcosa, di non visitare quei luoghi che abbiamo visto sui social perché i nostri conoscenti ci sono stati.

Il viaggio diventa così una collezione di sfondi per promuovere la nostra immagine alla ricerca di un’approvazione sociale misurata in like.

Sono in molti ad ammettere di cercare ispirazione sui social per la meta della propria vacanza. Il che non è un male se non fosse che la maggior parte degli utenti tende a scegliere i luoghi in base alla loro instagrammabilità. Una volta fatta la foto di fronte allo stesso monumento e nella stessa posa del nostro influencer preferito, possiamo pubblicare il post. Poco importa se abbiamo fatto un’ora di fila per un click di fronte alla Gioconda e non ci siamo neppure girati per ammirare il capolavoro del Veronese che sta sulla parete opposta.

Poi ci sono i casi eclatanti di località come Roccaraso presa letteralmente d’assalto in una domenica d’inverno dopo la pubblicazione di un video su Tiktok. Oppure l’hastag #lakecomo che ha tratto in inganno più di un turista che pensava di aver prenotato un tour in una località chiamata Lakecomo.

Overtourism in Italia: quando viaggiare fa rima con fagocitare
Ph Freepick

Il piccolo cimitero di Manarola è stato chiuso su richiesta degli abitanti. In seguito a una serie di storie su Instagram, i turisti portavano la cesta del pic-nic per mangiare un panino con vista imperdibile sul Mediterraneo.

Occorre prediligere un turismo più lento e soprattutto più consapevole. Bisogna riflettere sul fatto che le città e i monumenti non sono solo sfondi per i selfie. Promuovere le mete insolite e raccontare le storie dei centri minori potrebbe essere un primo passo per arginare il fenomeno dell’overtourism soprattutto in Italia dove possiamo contare su un patrimonio artistico unico al mondo.

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