I visi dallo sguardo intenso, magari ornati da un bel paio di baffi e sormontati dai colorati turbanti del Rajasthan, sono i soggetti perfetti per la foto simbolo di un viaggio in India.
I turbanti sono diffusi un pò in tutte le regioni dell’India ma è in Rajasthan che sono più frequenti e più emblematici.
Non si tratta solo di un copricapo, il turbante del Rajasthan è un vero simbolo identitario e culturale. Dal tipo di turbante, si può capire la casta, la professione e la regione di provenienza se non addirittura il villaggio.
Colori e intrecci variano a seconda del gruppo etnico e del distretto e si dice che, come i dialetti, cambino ogni venti chilometri.
I tempi stanno cambiando anche in India e i giovani al safa preferiscono i cappellini con la visiera. Gli splendidi turbanti del Rajasthan continuano però ad ornare con dignità i capi degli uomini più maturi.
Inoltre il turbante resta fondamentale per tutti in occasione delle feste e delle cerimonie.

La tradizione antica di indossare il turbante in Rajasthan
Lungo le strade polverose che attraversano le campagne, si incrociano uomini dal portamento elegante, capo eretto e sguardo fiero illuminato dai colori vivaci dei turbanti tipici del Rajasthan.
Sono i discendenti di un popolo di coraggiosi guerrieri in cui le donne, in caso in sconfitta, sceglievano di suicidarsi piuttosto che cadere in mano nemica.
L’utilizzo del turbante in India ha origini antichissime: uno storico greco del II secolo raccontava di uomini che arrotolavano delle stoffe intorno al capo. Si dice che dovesse proteggere dagli spiriti maligni, poi divenne comune in ogni famiglia.

I classici turbanti del Rajasthan, chiamati safai, sono lunghi nove metri ma possono arrivare fino a venticinque nel caso degli elaborati pagri.
Quella di annodare il turbante è una vera e propria arte dato che esistono infiniti nodi diversi. La striscia di finissimo cotone si appoggia alla fronte e ad un lato della testa. Poi si accompagna con gesti sapienti e accurati fino a che il turbante assume una forma ferma e compatta. Non deve uscire neppure una ciocca di capelli.
Gli uomini più eleganti e curati hanno l’abitudine di far scivolare sotto al turbante un pettinino e uno specchietto.

Il turbante è un accessorio indispensabile per gli uomini. In passato non portarlo in pubblico era segno di disgrazia e un uomo a testa nuda non era mai il benvenuto nelle case altrui.
I turbanti del Rajasthan hanno diversi utilizzi. All’occorrenza si possono trasformare in coperte, cuscini, corde, filtri per l’acqua. Inoltre i colori vivaci fanno sì che gli uomini siano facilmente individuabili nelle non rare tempeste di sabbia del deserto del Thar.
I turbanti del Rajasthan dicono molto di chi li indossa
Benché il sistema delle caste sia ufficialmente abolito in India, il colore e il modo di annodare il turbante può rivelare la posizione sociale, la casta di appartenenza e persino la situazione sentimentale di chi lo indossa.
Più la casta è alta e più i turbanti del Rajasthan sono colorati e decorati. I bramini indossano di norma un turbante rosa. I guerrieri Rajput portano un turbante color zafferano che nel medioevo era simbolo di coraggio e cavalleria.
Quello dei pastori è rosso, e può essere decorato a piccoli motivi se il pastore è anche nomade. Gli abitanti delle campagna utilizzano copricapi voluminosi che devono riparare dal sole e dalle piogge mentre in città sono più compatti e ben definiti.
I Dalit, gli intoccabili, e le caste più basse che svolgono i lavori umili indossano un telo che serve anche da asciugamano.
L’ocra è il colore dei mendicanti mentre i guerrieri Sikh scelgono spesso il blu. I Sikh non si tagliano mai i capelli e li tengono sotto al turbante che non tolgono neppure per dormire e sono anche esentati dall’utilizzo del casco della moto.

Feste e matrimoni, in Rajasthan ognuno ha il suo turbante
I colori dei turbanti del Rajasthan cambiano anche a seconda delle stagioni e delle ricorrenze religiose. Il bellissimo Chunari nero bordato di oro o di rosso è tipico della Dipawali, la festa della luce. Per l’Holi di solito i turbanti sono bianchi o rossi, rosa chiaro in Ottobre per la notte della luna piena e gialli per la festa di primavera.
Per la stagione dei monsoni , in marzo, si sua indossare turbanti rossi mentre a luglio rosa intenso. Alcuni hanno piccoli disegni o motivi di onde oppure strisce multicolori.
Per il matrimonio lo sposo sceglie un turbante dai colori vivaci, ornato di gioielli e da una piccola crestina rigida. A volte ne indossa uno stampato con motivi di piume d’uccello che significa che sta attraversando un periodo felice della sua vita
E’ tradizione che sia la famiglia della sposa ad offrire in dono agli uomini della famiglia del futuro marito, i copricapi per la cerimonia.
Nell’epoca delle guerre, se un uomo entrava in casa di una donna con il turbante in mano voleva dire che il marito era stato ucciso in combattimento. La vedova doveva allora immolarsi sulla pira del defunto con il turbante in grembo.

Un uomo col turbante è considerato rispettabile e sarebbe un affronto colpirlo mettendo in gioco il suo onore. Se anche l’aggressore ne indossa uno, dovrà toglierlo e appoggiarlo ai piedi della vittima per scusarsi.
Baffi e turbanti del Rajasthan
I baffi in India sono simbolo di virilità, di forza e di rispettabilità. Gli uomini della casta dei Rajput, i principi guerrieri, erano soliti portare baffi importanti e in tutti i dipinti dei palazzi i maharaja delle varie dinastie sono ritratti con abiti tradizionali, baffi ben ritorti e immancabile turbante colorato in testa.

Gli uomini del Rajasthan, portano baffi lunghissimi a volte addirittura rigirati dietro le orecchie. Per incutere soggezione i custodi dei luoghi di culto e le forze dell’ordine hanno l’ordine di farsi crescere i baffi.
Il taglio di barba e baffi in pubblico era una delle punizioni riservate agli adulteri.
Oltre ad essere un simbolo di bellezza, i baffi ben curati sono anche un emblema di fierezza e di rango elevato tanto che agli intoccabili è vietato portarli. Nel 2017 due uomini Dalit sono stati violentemente picchiati per aver osato sfoggiare un paio di baffi. Ne è seguita una intensa protesta con tanto di foto postate sui social in cui i cosiddetti “senza casta” si immortalavano in versione “mustacchiuta” con l’hastag #RightToMoustache.
Per l’itinerario di viaggio in Rajasthan:










