Iniziamo subito col dire che la tonnara di Favignana in realtà.. non è una tonnara. L’Ex Stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica, questo il nome completo, era in realtà una fabbrica per la lavorazione e conservazione del tonno.
La struttura del vecchio opificio, egregiamente recuperata, è ora un affascinante museo. Oltre ad essere uno splendido esempio di archeologia industriale, la tonnara di Favignana è un luogo della memoria. Le reti, le barche, le latte per il pesce sott’olio sono tutt’ora dei valori fortemente identitari per la comunità locale.
La storia di Favignana ruota intorno alla sua tonnara e si intreccia con quella della potente famiglia dei Florio la cui saga è stata raccontata nel romanzo di Stefania Auci “I leoni di Sicilia”.

Storia e trasformazione della tonnara di Favignana
Lo Stabilimento Florio nasce intorno alla metà del 1800 con il preciso scopo di lavorare e inscatolare il tonno pescato nella Tonnara di Favignana.
Il primo nucleo risale al 1862 ed è chiamato “Torino” perché vi lavorarono soprattutto operai piemontesi. I successivi ampliamenti arrivarono dopo il 1877 quando Ignazio Florio acquistò la tonnara.
Da lungimiranti imprenditori quali erano, i Florio iniziarono a commercializzare il pesce conservato sott’olio in latte, anziché sotto sale come si usava fino ad allora. In questo modo il tonno Florio aveva un sapore migliore, non era dannoso per la salute ed era anche più facile da trasportare.
La fabbrica di Favignana gestiva tutte le fasi della filiera del tonno, dalla pesca, all’inscatolamento secondo un modello industriale che impiegava manodopera locale altamente specializzata.
La famiglia Florio diede grande sviluppo alla tonnara di Favignana introducendo sistemi all’avanguardia come l’utilizzo della banda stagnata per rendere sterili le lattine.

Nel 1936, a seguito di gravi traversie famigliari, ai Florio subentrò la famiglia Parodi che mantenne la gestione della fabbrica fino agli anni ’70 del secolo scorso.
Dopo un lungo periodo di abbandono, la Tonnara di Favignana è stata acquistata dalla Regione Sicilia e trasformata in contenitore museale.
All’interno del grande stabilimento, che già di per sé merita una visita, vi sono installazioni multimediali, mostre temporanee e una importante sezione archeologica dedicata alla Battaglia delle Egadi del 241 a.C.

Tra trizzane e marfaraggi
Con i suoi 32.000 metri quadrati, quella di Favignana, era una delle tonnare più grandi del Mediterraneo. Intorno a una serie di corti centrali, si articolano i diversi spazi dell’ex stabilimento: uffici, magazzini, officine, spogliatoi, ricoveri per le barche e per le reti, tutto ciò che costituiva la tonnara nel suo insieme.
All’esterno le tre altissime ciminiere e i grandi pentoloni in ghisa per la cottura del tonno, testimoniano la modernità dell’impianto voluto dai Florio.

La tonnara di Favignana comprendeva tutta la catena di lavorazione. Dopo la pesca, il tonno veniva cotto a vapore, successivamente smembrato, suddiviso a seconda dei tagli, inscatolato e messo in vendita.
Nella grande sala , le donne riempivano accuratamente le latte con il tonno stando attente a non lasciare spazi vuoti. Poi aggiungevano l’olio di oliva e infine chiudevano ermeticamente le belle confezioni decorate con disegni liberty.
La trizzana, il ricovero per le grandi barche sulle quali i tonnaroti issavano le prede, con le sue quattro grandi arcate è particolarmente emozionante. Attraverso le grate si scorge il mare che da oltre mille anni è, per l’isola di Favignana, fonte di sostentamento.
Negli ex magazzini e in quello che era lo spogliatoio delle donne sono allestite mostre fotografiche permanenti con opere di Scianna, Salgado, Burri e List: scatti in bianco e nero che raccontano la fatica, il sudore e il sangue di un mestiere scomparso.

Sotto le volte della tonnara di Favignana risuonano ancora le antiche cialome, i canti dei pescatori.
Nella penombra, tra le reti, i galleggianti e le ancore sembra che il tempo si sia fermato ad un’epoca che ha segnato l’esistenza di ogni isolano.
La tonnara di Favignana e l’antico rito della mattanza
La mattanza può sembrare molto crudele ed effettivamente lo è.
E’ però necessario dissociare l’immagine della carneficina, fatta di onde tinte di rosso e lunghi arpioni uncinati, da quello che per secoli è stato un vero e proprio rito.
La pesca del tonno era conosciuta nel Mediterraneo già ai tempi dei romani e degli arabi. La pratica della cattura che conosciamo oggi è rimasta praticamente la stessa.
La tonnara di Favignana, come tutte le altre della Sicilia, era costituita da un sistema di “trappole” nelle quali i tonni potevano entrare ma non uscire.
Quando i tonni percorrevano il tratto di mare su cui affacciano le Egadi per deporre le uova, i pescatori calavano in mare il complesso sistema di reti che costituiva la tonnara. I tonni hanno l’abitudine di girare in tondo sempre dalla stessa parte quindi, una volta infilati nel labirinto delle reti, restavano intrappolati nelle “camere” chiuse dopo il loro passaggio.
L’ultima aveva la rete anche sul fondo ed era chiamata camera della morte. Quando vi era entrata una quantità sufficiente di pesci, il rais (il comandante del gruppo di pescatori) dava l’ordine di issare il coppu. I tonni venivano così arpionati e caricati sulle barche.

Iniziava a quel punto un rito di sopravvivenza fatto di rispetto e lotta. Quella dal rais era una figura fondamentale, dalla sua prontezza e dal suo intuito dipendevano le vite di molte famiglie.
Prima di iniziare, i pescatori pregavano i Santi per una pesca abbondante. Il rais salutava la tonnara, al femminile in quanto feconda, e i tonnaroti rispondevano.
Il canto ritmico della cialome guidava le azioni della cattura e si faceva più veloce e cadenzato man mano che la fatica aumentava.

Una pesca sostenibile
A differenza di quella che si pratica oggi, la pesca della tonnara era sostenibile. Si catturavano solo gli esemplari adulti che avevano raggiungo una certa taglia. Si svolgeva rigorosamente nella stagione estiva e non durava più di quaranta giorni così che i tonni avessero modo di riprodursi.
La tonnara di Favignana, nel 1845, era arrivata a catturare oltre 14 mila esemplari. Nel 2007 se ne presero meno di cento. La pesca indiscriminata delle navi giapponesi ha reso il tonno rosso una specie a rischio di estinzione.
Con molti sforzi, il mediterraneo si sta lentamente ripopolando, ma il danno è stato enorme.

I Florio, leoni di Sicilia
La storia della tonnara di Favignana è strettamente connessa a quella della famiglia Florio.
Questi intraprendenti imprenditori furono capaci di creare un vero e proprio impero commerciale nei settori più disparati, dai liquori, alla chimica, dalle compagnie marittime alle tonnare.
Per circa cento anni, da metà 1800 a inizio 1900 influenzarono sotto molti aspetti la vita sociale della Sicilia.
Paolo e Ignazio Florio lasciarono Bagnara Calabra dopo il terremoto del 1783 e si trasferirono a Palermo dove aprirono un piccolo negozio di prodotti coloniali.
Alla morte dei capostipiti, il figlio di Paolo, Vincenzo, iniziò a diversificare l’attività di famiglia prendendo a gabella due tonnare vicino Palermo e dedicandosi alla coltivazione del tabacco e del cotone.
Si mise a produrre il marsala e prese a gabella anche la tonnara di Favignana.
La vera fortuna della famiglia Florio arrivò però con il chinino. I Florio commerciavano in spezie e rifornivano i farmacisti con la corteccia dell’albero della china. Quando si resero conto che il procedimento per ottenere il chinino, prezioso medicinale per curare la malaria, consisteva solo nella macerazione della corteccia, ottennero dal re il diritto di produrlo e venderlo per proprio conto.
Il simbolo della famiglia Florio, un leone sofferente che si abbevera accanto ad una pianta di china, divenne quindi il simbolo di resilienza della famiglia.
Il figlio di Vincenzo, Ignazio Sr, raddoppiò il patrimonio di famiglia. Si premurò di acquistare le isole Egadi e ampliò la costruzione dello Stabilimento per la conservazione del tonno, dando di fatto a Favignana il suo aspetto attuale con le piazze pavimentate e il Palazzo Florio.
Fondò la compagnia di navigazione che collegava Palermo a New York e a New Orleans, facendo della città un importante crocevia culturale. Grazie all’influenza dei Florio, Palermo divenne la capitale siciliana del Liberty.

Il declino
Dei quattro figli di Ignazio, solo Ignazio Jr seguì gli affari di famiglia ma il clima politico dopo l’unità d’Italia non era più lo stesso. L’elegante e colta moglie, Donna Franca, accolse nel suo salotto i personaggi dell’epoca da D’Annunzio allo Zar di Russia.
Colpiti da numerosi lutti, i Florio per far fronte alla grave situazione economica, dovettero vendere le isole Egadi e con loro, la tonnara di Favignana che passò alla famiglia Parodi. Estinto il ramo maschile della famiglia, i Florio uscirono definitivamente di scena.

La tonnara di Favignana info pratiche
l’Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica si trova in via Amendola 29 a Favignana. Impossibile non vederlo, la sua mole possente domina il porto dell’isola,
In estate è aperto tutti i giorni dalle 10,00 alle 14,00 e dalle 16,00 alle 20,00. Vi raccomando di partecipare ad una visita guidata perché solo ascoltando dalla voce di chi in quello stabilimento ci ha lavorato potrete capire le mille sfumature di una vita legata alla pesca del tonno.
Per maggiori informazioni: tonnarafloriodifavignana.it











Straordinaria è dire poco. Un pezzo di storia d’Italia e dell’Europa intera è racchiuso tra queste mura. I Florio hanno cambiato l’economia del paese in un periodo buio e critico, inventando e investendo sul tonno in scatola. Volevamo visitare la tonnara a Pasqua, ma ancora era chiusa. Un peccato. Dovrebbe essere aperta più a lungo!!
Un vero peccato che non sia stata aperta quando sei stata a Favignana, è un luogo stupendo ed è molto istruttivo ascoltare la sua storia
E’ da molto tempo che desideriamo visitare la parte Occidentale della Sicilia e le sue isole e questa è sicuramente una tappa in più da inserire nel nostro itinerario. La visita mi è subito sembrata molto interessate, e avere una guida locale completa il tutto. Abbiamo avuto la possibilità di effettuare esperienze simili nel delta del Po e ne siamo rimasti letteralmente estasiati. Grazie
In questi casi le visite guidate sono praticamente un obbligo. Nel caso della tonnara di Favignana una visita in autonomia non avrebbe permesso di scoprire tutte le storie e le tradizioni che stanno dietro al lavoro di quel grande ex stabilimento
Ho adorato Favignana e anche la saga dei Florio, libri divorati! La visita alla tonnara è un must dell’isola, certamente avendo letto i libri della dinastia dei Florio si riesce a focalizzare meglio ciò che la tonnara ha rappresentato nel passato. Molto bella comunque tutta la visita guidata da consigliare assolutamente
Mi sono davvero commossa ascoltando i racconti di un lavoro così duro e importante per l’economia dell’isola
Poco tempo fa mi sono convinta a guardare la fiction dedicata ai Leoni di Sicilia e mi ha deluso molto, in particolare il protagonista: non avendo letto il libro non so se è proprio un problema della caratterizzazione del personaggio o se la fiction lo ha trasposto in questo modo, in ogni caso sono rimasta molto delusa.
La tonnara sicuramente è un luogo che va visitato: come hai ben detto l’economia dell’isola, e non solo, si basava sulla pesca dei tonni e, per quanto crudele, la pesca rispettava il ciclo di vita del pesce selezionando le giuste prede. Con le reti a strascico e lo sfruttamento dei mari questo non avviene più e a che prezzo?
Ho letto il primo libro della saga e ti devo dire, onestamente, che non mi ha emozionato. Invece la visita alla tonnara di Favignana è stata molto interessante e anche la storia dei Florio raccontata dalla nostra guida mi è sembrata più interessante di quella del romanzo 🙂
Pur essendo siciliana, solo un paio d’anni fa ho visitato l’ex stabilimento Florio della Tonnara di Favignana. Il tour è davvero molto interessante, la guida informata e pronta a rispondere alle domande sia sullo stabilimento che su qualche cenno della famiglia che ha creato un impero e ha reso, anche se per pochi anni, la Sicilia un posto davvero florido. Un vanto.
La tonnara di Favignana è diventata un esempio di archeologia industriale molto ben conservato e reso fruibile dal pubblico, un modo per non dimenticare quello che lo stabilimento ha rappresentato per la Sicilia in passato