Sono appena tornata da un viaggio in Bolivia durato ben tre settimane e ho ancora negli occhi la bellezza dei paesaggi e il calore delle tradizioni.
La Bolivia è un Paese povero, per certi versi ancora molto arretrato ma decisamente autentico nella sua ricca cultura.
Un viaggio in Bolivia è un’esperienza unica per chi, come me, ama la natura selvaggia ma si appassiona anche alla storia coloniale del Sud America.
La distesa bianca del Salar di Uyuni, la bellezza mozzafiato dei panorami andini, i mercati vivaci, i canyon di rocce rossee i vigneti più alti del mondo: ogni angolo della Bolivia è una meta.
Spesso inserita come propaggine di un itinerario in Cile o in Perù, la Bolivia merita invece un’attenzione speciale come destinazione genuina e ancora poco turistica.

Perché un viaggio in Bolivia tra storia, natura e culture native
Dalle aride immensità del Salar di Uyuni agli scenari ultraterreni delle vette andine, passando per le acque misteriose del lago Titicaca e le lussureggianti foreste amazzoniche, il viaggio in Bolivia offre una diversità di paesaggi davvero inimmaginabile.
Potrebbe sembrare di trovarsi alla fine del mondo e di conoscere terre inesplorate tanto è profondo il contatto con una natura travolgente.
In Bolivia ho scoperto il fascino coloniale di Sucre, dove si è compiuta la storia. Ho conosciuto la triste storia di Potosì e della sua ricchissima miniera d’argento. Mi sono incantata ad ammirare dall’alto il disordine urbano della capitale La Paz, collegata con una rete di modernissime teleferiche.

Il circuito delle Missioni Gesuitiche mi ha rivelato dettagli storici inaspettati e i siti archeologici preincaici testimoniano di civiltà molto antiche.
Con la modifica della Costituzione voluta dal presidente indigeno Evo Morales , la Bolivia dal 2009 si definisce Stato Plurinazionale. I gruppi etnici riconosciuti ufficialmente sono 34 con altrettante lingue tuttora parlate. I più numerosi sono i Quechua e gli Aymara che vivono sugli altipiani seguiti dai Mestizios di eredità europea e dai Guaranì della zona amazzonica.
Esistono poi gruppi più piccoli come i discendenti degli schiavi africani portati dagli spagnoli, che abitano nelle Yungas e le importanti comunità di mormoni di Santa Cruz.
Le tradizioni andine sono ancora ben radicate e questo è un aspetto del viaggio in Bolivia che mi ha particolarmente affascinato.
Al colorato mercato domenicale di Tarabuco mi sono immersa nella realtà quotidiana delle comunità locali. Visitando il quartiere delle brujas a El Alto ho scoperto che le credenze ancestrali e il culto della Pachamama si intrecciano con la tradizione cattolica.
Terra di contrasti e di meraviglie la Bolivia attrae gli spiriti avventurieri in cerca di curiosità e disincanto.
Viaggio in Bolivia: l’altitudine può essere un problema
Nonostante ne abbia finora parlato in maniera entusiasta e nonostante io non mi reputi una sportiva amante delle destinazioni estreme, mi sento di dire che un viaggio in Bolivia non è per tutti.
In Bolivia si toccano altezze veramente notevoli, superando a volte i 5000 metri e, soprattutto si rimane in altitudine per parecchi giorni. Basti pensare che la capitale La Paz è a 3600 metri così come il Salar di Uyuni e Potosì a 4000.
Il Soroche, il famigerato mal di montagna delle Ande può colpire chiunque, anche le persone giovani e allenate.
I sintomi più leggeri sono giramento di testa, senso di affaticamento e insonnia. Nei casi più gravi si possono presentare nausea, difficoltà respiratorie, aumento della pressione e del battito cardiaco.
Se gli effetti peggiorano, bisogna scendere di quota per evitare il rischio di edema.

E’ importante comunicare al proprio medico curante l’intenzione di intraprendere un viaggio in Bolivia che prevede di raggiungere altezze elevate.
Nel caso di soggetti ipertesi, sarà necessario un diuretico anche più volte al giorno, altrimenti il paracetamolo può essere sufficiente per i disturbi più lievi.
Anche il Diamox (anch’esso un diuretico) può essere di aiuto: si assume alcuni giorni prima di iniziare la salita, sempre e comunque sotto controllo medico.
Non è sempre possibile salire gradatamente passando almeno una notte ad ogni tappa intermedia ma è necessario dare al fisico il tempo di abituarsi alle nuove condizioni.
Serve mangiare, cercando di prediligere i cibi leggeri, mantenersi ben idratati ed evitare caffé, alcolici e zuccheri eccessivi.
Dopo un primo giorno un pò difficile, ho imparato a riconoscere e gestire i sintomi e tutto è andato per il meglio.
Le foglie di coca e il loro utilizzo
Da sempre le popolazioni indigene combattono la fatica, la fame e i disturbi dell’altitudine, masticando foglie di coca. Non si tratta di una droga, dato che il principio attivo da cui si ricava la cocaina è presente in quantità bassissime.

Io le ho provate: dopo un piccolo tentennamento mi sono infilata le foglie tra guancia e gengive e ho masticato il loro sapore amaro. Non so dire se è stata solo suggestione ma ho affrontato senza fatica la passeggiata a 4000 metri lungo il Camino del Inca!
Negli hotel sono sempre disponibili le bustine di mate de coca, un infuso da bere altrettanto valido e altrettanto amaro. Infine la nostra guida ci ha suggerito la tisana di cachacoma. Si tratta delle foglie di un arbusto dalle note proprietà vasodilatatrici e quindi utile per curare i problemi respiratori. L’ho acquistata al mercato da un signore che vendeva tutto il necessario per le offerte alla Pachamama.
Ricordate in ogni caso che in Europa le foglie di coca sono considerate stupefacenti e quindi sono vietate. Consumatele eventualmente sul posto ma non portatele a casa come souvenir.

Quando e come andare in Bolivia
Il periodo migliore per un viaggio in Bolivia è la stagione secca che va da Maggio ad Ottobre, durante l’inverno australe. Sugli altopiani le temperature, soprattutto di notte, sono molto basse ma il clima è soleggiato e le giornate sono terse, bagnate da una luce magnifica. Le strade sono per la maggior parte percorribili.
Il Salar de Uyuni non avrà però il suo spettacolare effetto riflettente che si verifica solo dopo le piogge. Tenete però presente che quando la superficie del salar è ricoperta di acqua, gli spostamenti al suo interno sono estremamente ridotti dato che per non danneggiare i veicoli si viaggia al massimo a 30 chilometri l’ora. E’ impossibile quindi raggiungere l’isola di Inca Huasi che invece per me è stata la tappa più emozionante della giornata.

Per affrontare i giorni sugli altopiani e nel Salar, considerate di vestirvi a strati con una t-shirt termica, un pile e una giacca guscio per proteggervi dal vento.
Se il vostro viaggio in Bolivia prevede anche altre tappe, ad esempio le Yungas o il bacino amazzonico, considerate un abbigliamento diversificato poiché qui le temperature sono decisamente più alte.
La differenza di fuso è di cinque ore in meno rispetto all’Italia, sei quando è in vigore l’ora legale.

Non esistono voli diretti dall’Italia, per raggiungere la Bolivia occorre dunque considerare uno scalo a Madrid che è ben collegata con il Sudamerica oppure in Perù o in Argentina.
Per le ragioni spiegate più sopra relativamente all’altitudine, è meglio arrivare a Santa Cruz de la Sierra che si trova a soli 400 metri s.l.m. e salire poi gradatamente verso Sucre e Uyuni.
Il nostro itinerario di viaggio in Bolivia
Abbiamo dedicato al viaggio in Bolivia circa tre settimane, un tempo sufficiente per scoprire la bellezza e la varietà di un Paese che ha veramente molto da offrire.

Con il volo via Madrid della Boliviana de Aviacion, siamo atterrati a Santa Cruz de la Sierra in tarda serata.
Missioni e montagne rosse
La mattina successiva siamo partiti per il Circuito delle Missioni Gesuitiche. Si tratta di un itinerario di tre giorni nel bacino amazzonico boliviano, al confine con il Paraguay e il Brasile alla scoperta delle bellissime chiese costruite dalla Compagnia di Gesù nel 1600. A seguito della cacciata dei gesuiti dal Sudamerica le missioni sono andate in rovina fino a che nel secolo scorso un sacerdote svizzero decise di recuperare questa eredità storica che dal 1990 è Patrimonio Unesco.
Dopo una rapida visita alla moderna città di Santa Cruz che, sinceramente, non offre grandi attrattive ci siamo spostati con un volo interno a Tarija.
La zona di Tarija, a circa 2000 metri di altitudine, è conosciuta per i vigneti che sono i più alti del mondo. Un tour delle cantine ci ha permesso di conoscere questa realtà inaspettata.
Con un viaggio in auto molto panoramico abbiamo raggiunto Tupiza, incastonata in un canyon di roccia rossa. Un paesaggio da selvaggio west a 3000 metri!

Dal cuore dell’altopiano a Sucre
L’indomani abbiamo iniziato la parte del l’itinerario che più ci ha entusiasmato per la sua bellezza impareggiabile. I cinque giorni dedicati agli altopiani dell’estremo Sud e al Salar di Uyuni continueranno a rappresentare la vera essenza del nostro viaggio in Bolivia. Per la descrizione dettagliata delle terre alte boliviane, potete leggere il post qui sotto:
Reserva Avaroa in Bolivia: viaggio nell’aspra grandezza delle Ande
Dopo una sosta a Potosì, la città più alta del mondo, abbiamo raggiunto Sucre con una sosta di tre giorni che ci ha permesso di conoscerne a fondo la storia. Un’escursione imperdibile da Sucre è quella al mercato di Tarabuco che si svolge tutte le domeniche: una vera immersione nelle tradizioni e nei costumi locali.

La Paz e il Lago Titicaca
Ancora un volo interno per raggiungere La Paz da cui siamo partiti direttamente per Copacabana, sulle sponde del Lago Titicaca. L’escursione all’Isla del Sol, sacra per gli Incas è stata particolarmente emozionante per l’unicità e la magia del paesaggio.
La capitale della Bolivia, a 3600 metri di altitudine, è una città sorprendente per la sua combinazione di cultura e tradizioni ancestrali.

Viaggio in Bolivia: un’esperienza che lascia il segno
Un viaggio in Bolivia emoziona e sorprende. Per l’unicità dei paesaggi scolpiti dal vento, per la bellezza mozzafiato delle lagune solitarie e dell’immensa distesa del salar. Per le città che testimoniano di culture millenarie e guardano comunque alla modernità del futuro.
Ma soprattutto, il viaggio in Bolivia, diventa coinvolgente per la possibilità di conoscere da vicino le tradizioni locali e scoprirne l’autenticità.
I remoti villaggi andini, così come i mercati colorati delle città testimoniano di una cultura che ha saputo, almeno fino ad ora, preservare la propria identità.










