Villa La Foce è un luogo speciale, nel cuore della Val d’Orcia, che vi consiglio di visitare.
Il paesaggio della Val d’Orcia dal 1972 è Patrimonio Unesco per il suo stato di conservazione “figlio di intelligenti interventi dell’uomo”. Ecco, la storia degli illuminati proprietari di Villa La Foce testimonia come l’azione dell’uomo abbia plasmato le crete senesi rendendole uniche al mondo.
I Marchesi Antonio e Iris Origo acquistarono La Foce nel 1924 e intrapresero per oltre cinquant’anni una importante opera di bonifica della valle. Durante gli anni duri della guerra la famiglia fu un riferimento per tutta la comunità della zona.
Villa La Foce, inoltre, con il suo dialogo tra edifici, giardini e natura, rappresenta una importante testimonianza architettonica della Toscana.

Villa La Foce, la casa e i giardini
Il corpo centrale della villa, risale al 1498 quando era l’Osteria dell’Ospedale di Santa Maria alla Scala di Siena, punto di sosta per viandanti e pellegrini lungo la Via Francigena.
Sulla facciata è ancora visibile lo stemma dell’Ospedale – una scala – accanto a quelli delle varie famiglie senesi che negli anni hanno avuto la proprietà della casa.
Gli Origo nel 1924 acquistarono l’intero fondo che comprendeva, oltre alla villa, cinquantasette poderi a mezzadria. La casa era poco più che un rudere e le terre brulle e desolate. Iris Origo le descriverà nella sua autobiografia come “un paesaggio lunare, pallido e inumano”. Ma dell’importante lavoro di bonifica intrapreso dalla Marchesa vi racconterò in seguito.
L’architetto e paesaggista inglese Cecil Pinsent fu incaricato di ampliare il vecchio edificio e circondarlo di un giardino. Pinsent aveva lavorato al giardino della Villa I Tatti di Berenson (il noto critico d’arte) , e anche a Villa Medici di proprietà della madre di Iris Origo.

I giardini vennero realizzati in tre momenti successivi e sono un felice connubio tra il rigore del giardino all’italiana e l’apparenza selvaggia di quello all’inglese.
Dopo il viale d’accesso bordato di cipressi, si passa nel primo giardino chiuso da un alto muro. Al centro aiuole di bosso e una fontana settecentesca.
Attraverso uno stretto passaggio tra due pilastri sormontanti da grandi vasi, si passa nel giardino dei limoni. Nella luce dorata del tramonto autunnale, il giallo dei frutti aveva un colore bellissimo e forse è il motivo per cui è il luogo che mi è piaciuto di più.
Le siepi di bosso, perfettamente modellate, creano degli spazi che seguono il pendio del terreno. I terrazzamenti sono a salire verso il fianco della collina, esattamente l’opposto degli schemi a cui siamo abituati. Sul muro è abbarbicato un enorme glicine che ricopre anche un pergolato a volte.

In fondo al giardino dei limoni ci si affaccia sullo spettacolare giardino formale inferiore. I cipressi delle siepi laterali, volutamente bassi, convergono verso il fondo dello spazio. Le siepi centrali disegnano geometrie perfette e persino la vasca ha una forma particolare: dall’alto sembra quadrata mentre da vicino è un quadrangolo irregolare.
Uno scenografico doppio scalone in travertino bianco fa da collegamento tra i due spazi e nasconde una fontana con un ninfeo.
Verso la sommità della collina, si costeggia il giardino delle rose. Quelle piantate da Iris Origo, ormai troppo vecchie, sono state sostituite da bordure di lavanda e rosmarino perché pare che non si debbano mai piantare nuove rose dove altre rose hanno vissuto a lungo.
La vista da qui è stupefacente. la Val d’Orcia con le sue colline dolci punteggiate di cipressi si stende sotto di noi . Il cielo scurisce e il terreno ondulato assume tonalità quasi viola. Ultima nota: il viale di cipressi che sale sinuoso sulla collina di fronte, è progettato dallo stesso Pinsent, in omaggio ai pittori senesi del Trecento.

La Marchesa della Val d’Orcia
Antonio Origo lavorò intensamente per bonificare le terre e migliorare la condizione di contadini e braccianti. Pensate che agli inizi del 1900 i raccolti erano così poveri che la gente era costretta a nutrirsi con le castagne del Monte Amiata.
Costruì cinquanta fattorie che facevano capo a quella centrale dove vivevano i Marchesi, ottimizzò la gestione delle coltivazione e fece in modo che i bambini potessero andare a scuola.
Iris aveva in qualche modo abbandonato la vita agiata e protetta della comunità inglese della Toscana per gettarsi anima e corpo nel progetto della Foce.
Pur dedicandosi molto ai suoi libri e al suo giardino, condivideva col marito un’ideale lungimirante di benessere collettivo.

Con lo scoppio della guerra, gli uomini al fronte e i raccolti sempre più magri, Villa La Foce era sempre più un riferimento per gli abitanti dei poderi della zona. In un documentario della Rai un’anziana signora racconta che ” noi si poteva sempre andà à bussà alla Marchesa”.
La Marchesa resta nella memoria della gente, colei che ha plasmato i paesaggi brulli della Val d’Orcia trasformandoli in terreni coltivabili e che ha migliorato la vita della comunità locale.
Nel ’43 arrivarono in Val d’Orcia alcuni bambini evacuati dalle città del nord pesantemente bombardate. Gli Origo li ospitarono nella propria casa e trasformarono la scuola in alloggio. Iris scriverà con orgoglio nel suo “Guerra in Val d’Orcia” che tutti i bambini tornarono salvi dai loro genitori.
Finché fu possibile I Marchesi sfruttarono la loro posizione sociale non ostile al fascismo per dare aiuto e rifugio sia ai partigiani che ai soldati inglesi. Ma nel ’44, dopo lo sbarco di Anzio, la truppe tedesche in ritirata attraversarono la Val d’Orcia che per alcuni giorni divenne la linea del fronte. I soldati distrussero i raccolti, saccheggiarono le case e fucilarono gli uomini. Infine arrivarono alla Villa: in cantina erano nascosti tutti i bambini con Iris e Antonio e Origo e i loro figli.
Dovettero fuggire verso Montepulciano con una marcia lunga e pericolosa. Iris racconterà nel suo libro della paura provata nel vedere la figura del marito che avanzava davanti al gruppo con in spalla la figlia più piccola.
Le due figlie di Antonio e Iris Origo occupano ancora una parte della residenza che per il resto è utilizzata come location per eventi e ospitalità.

Villa La Foce, conclusioni e informazioni pratiche
Villa La Foce si trova nel Comune di Chianciano Terme (Siena) in Strada della Vittoria, 61. Le visite sono obbligatoriamente guidate e vanno prenotate. I tour sono in italiano e in inglese, costano 10 Euro a persona e durano circa 45 minuti. I giorni di apertura sono il mercoledì pomeriggio, il giovedì e la domenica da Marzo alla fine di Ottobre.
Ho molto apprezzato la visita della Villa soprattutto per la storia della famiglia Origo raccontata con passione dalla nostra guida. Il paesaggio della Val d’Orcia così armonioso fa da sfondo ai bellissimi giardini progettati tenendo conto dell’anima mediterranea della zona. Con grande raffinatezza, il paesaggista Pinsent ha saputo inserire gli elementi tipici della Toscana come i cipressi o gli ulivi, in un disegno rigoroso e selvaggio al tempo stesso.
Purtroppo il buio ci ha sorpresi troppo presto e non abbiamo potuto raggiungere il piccolo cimitero che dista una decina di minuti a piedi dal giardino. Fu progettato dallo stesso Pinsent con una cappella in travertino per la tomba del primo figlio della coppia, morto da bambino.
Mi piace concludere questa mio invito alla visita di Villa La Foce con le parole di un’amica di Iris che le scrive:
“A volte penso che il tuo giardino sia un’allegoria della vita stessa: si passa dalla case calda e riparata del giardino formale, con la sua fontana, i fiori e gli intricati bordi delle siepi, poi si costeggia il fianco della collina sotto la pergola di vite. La vista si apre sui campi coltivati, i fiori si fanno più rari, infine si cammina sul sentiero nel bosco. Qui c’è l’oscurità, il vento soffia tra i rami. Ancora pochi passi salendo sulla collina nell’ombra e si raggiunge la cappella solitaria circondata da quelle quattro mura di pietra”. E’ la conclusione del libro Immagini e Ombre di Iris Origo che racconta della sua infanzia privilegiata e dalla sua vita alla Foce. In italiano è fuori catalogo ma potete acquistarlo in inglese (come ho fatto io) al book shop della Villa .
Per maggiori informazioni: www.lafoce.com

Molto bella la villa da fuori con i suoi giardini e la vista spettacolare sulla valle. Ma all’interno è arredata?
La villa è ancora occupata dalle eredi degli Origo che la affittano come location per eventi e come b&b di lusso
La storia di Iris e Antonio durante la guerra è molto toccante, e anche questo aspetto mi ha incuriosita a saperne di più sulla villa. Mi affascina anche molto il giardino dei limoni, che con i colori del tramonto deve essere spettacolare. Sai che non sapevo che fosse meglio non piantare nuove rose dove hanno vissuto altre a lungo? Forse perché “prendono” tutto il nutrimento a terreno? Chissà!
La storia degli Origo è molto interessante, sto leggendo il libro. Quanto alle rose…. sono un fiore pieno di misteri
Sai che sono stata più volte a Chianciano ma nessuno mi ha mai parlato di questa splendida dimora? Torneremo in zona a gennaio e spero davvero di riuscire a vedere questo splendido maniera, incastonato in una delle vallate più belle della regione.
Non è un luogo molto conosciuto in effetti, i visitatori erano quasi tutti stranieri. Controlla bene in gennaio perché credo che in inverno sia chiusa
Deve essere un vero spettacolo, il solo fatto che questa villa si trovi in Val d’Orcia è una garanzia. Se poi è anche un patrimonio Unesco è il top!
Il paesaggio della Val d’Orcia merita assolutamente di essere patrimonio dell’Umanità e la villa ne è parte integrante
Adoro quella zona della Toscana, non ho mai visitato la Villa ma programmerò a breve un weekend e penso che aggiungerò la visita guidata, grazie per tutte le info.
Tieni presente che la villa in inverno è chiusa
Questa villa è molto interessante. Complimenti per le foto sono magnifiche!!!
sono capitata al tramonto di una giornata limpida
Comincio col dire che questo luogo è di un incanto unico e le foto che hai scattato sono semplicemente stupende. Hai proprio centrato l’orario giusto, complimenti.
eh sì! Ho avuto la fortuna di arrivare al tramonto di una giornata spettacolare
Una descrizione così bella di questi luoghi a me cari che mi ha fatto venire la pelle d’oca, molto interessante la storia della marchesa, delle imprese fatte per migliorare il territorio e la vita della gente, di questo meraviglioso angolo di Toscana
adoro la Toscana ma non sapevo che il paesaggio così unico della Val d’Orcia fosse stato modellato da tanto lavoro dell’uomo
Che villa maestosa e imponente, una di quelle che ti ricordi quando la visiti. Non conosco bene la Val d’Orcia nonostante ci sia stata da piccola: ci tornerei subito dopo aver letto questo articolo!
la villa è molto particolare sia per la bellezza dell’architettura che per la storia dei proprietari
Non conoscevo la storia di resistenza della marchesa Iris, un esempio di come non importa quanti bene tu abbia, l’importante è usare i propri mezzi per aiutare gli altri.
Sarei curiosa di vedere quella piscina irregolare ma che sembra un quadrato perfetto dall’alto.
Mi è piaciuta molto la vita dei marchesi e ho iniziato a leggere il libro con la storia della villa
Che bella questa storia…
La Val d’Orcia mi affascina molto, ma non avendo ancora avuto occasione di visitarla non ho ancora approfondito!
Questa Villa deve essere bellissima!
La Val d’Orcia è di una bellezza unica e la villa si inserisce bene nel paesaggio
Articolo veramente molto bello, mi hai fatto scoprire un posto del quale non sapevo l’esistenza!
Davvero un luogo speciale
Una storia bellissima e virtuosa: per fortuna a volte la ricchezza viene usata per compiere buone azioni e migliorare le condizioni di vita delle persone attorno a noi.
Bellissima la villa, non mancherò di visitarla nel mio prossimo viaggio in Val d’Orcia.
I giardini della villa sono stupendi e la storia merita di essere ascoltata e raccontata, eroica e poetica
Che dire, una bellissima location bonificata alla perfezione. Mi piace molto la storia della Marchesa e degli ideali di benessere collettivo. Devono essere stati molto amati e a quanto pare lo dimostra anche il tuo racconto, visto che “si poteva sempre andare a bussare alla Marchesa” per chiedere aiuto.
anche a me è piaciuto molto il concetto di lavoro in comune tra i proprietari delle terre e i lavoratori