Ellis Island il museo dell’immigrazione Quando a partire eravamo noi

Ellis Island la sala degli arrivi

Oggi vorrei condividere un ricordo. Mi sto recando a visitare a Ellis Island il museo dell’Immigrazione.

E’ una domenica mattina, presto. I turisti non hanno ancora invaso le banchine di Battery Park e i pendolari newyorkesi si dedicheranno ad altre occupazioni.

Il traghetto fa sosta anche a Liberty Island e la maggior parte delle persone scende e si perde a fotografare la Statua della Libertà.

Nell’aria fredda della baia mi trovo a pensare a quanti arrivando a New York, hanno guardato proprio a quella statua come al simbolo non solo della Libertà ma di quel benessere che solo con la libertà si può conquistare.

Ellis Island il museo dell'immigrazione        Quando a partire eravamo noi

Il museo dell’immigrazione

A Ellis Island, il Museo dell’Immigrazione, è un grande palazzo rosso che sostituisce quello originale distrutto da un incendio.

Ellis Island il museo dell'immigrazione        Quando a partire eravamo noi

Entro in uno stanzone enorme, con il soffitto altissimo e una scala che porta alla balconata superiore.

Mi metto le cuffie, chiudo gli occhi. All’improvviso sono sempre lì, in quello stanzone, ma intorno a me ci sono tantissime persone, parlano , mi strattonano, non sanno dove andare. Una voce sgradevole urla istruzioni in un megafono ma è una lingua che non capisco.

Ellis Island il museo dell'immigrazione        Quando a partire eravamo noi

Provo a immedesimarmi. Dopo un viaggio lungo e difficile, dopo l’emozione dell’arrivo, ci si deve mettere in fila e aspettare di essere accolti.

Come si saranno sentite quelle donne, sbarcate da una nave con pochi fagotti di ricordi , mentre si aggrappavano al braccio del marito ? Terrorizzate all’idea di poter essere mandate indietro. O peggio, all’idea che il marito fosse rimandato indietro.

La procedura infatti prevedeva, dopo la registrazione dei documenti, che tutte le persone fossero visitate e ispezionate.

Quelle ritenute non idonee erano “segnate” con delle lettere scritte col gesso sulla schiena.

Alcune venivano messe in quarantena ovvero ricoverate e curate, altre venivano imbarcate sulla stessa nave da cui erano scese che le riportava in patria.

Ellis Island il museo dell'immigrazione        Quando a partire eravamo noi

Le persone affette da malattie mentali, gli handicappati e vecchi venivano respinti senza possibilità di appello.

Per quelli che passavano si aprivano invece le porte del sogno americano. Che non tutti , lo sappiamo, riuscirono a realizzare.

Le installazioni al primo piano del museo mostrano l’importante ruolo che ebbero gli emigranti nell’economia americana.

Attraverso documenti e oggetti, si ricostruiscono e si immaginano le storie dei tanti che sono arrivati a New York per poi raggiungere gli angoli più lontani degli Stati Uniti e costruire la loro nuova vita.

Ellis Island il museo dell'immigrazione        Quando a partire eravamo noi

Quello di Ellis Island è l’unico museo degli Stati Uniti dedicato al tema dell’immigrazione. Ed è impressionante pensare che la maggior parte degli americani ha almeno un bisnonno che è passato di qui.

Riflessioni

Gli italiani hanno rappresentato il gruppo di immigrati europei più numeroso, venivano soprattutto dal Sud e fuggivano la povertà della loro terra.

Portavano con sé la loro cultura e le loro tradizioni. Si stabilivano gli uni vicini agli altri nei quartieri di New York, i calabresi, i siciliani, i piemontesi, e lavoravano duro.

Alla fine dell’800, il 90% degli operai dei lavori pubblici di New York era di origine italiana.

Abbiamo costruito ponti, strade e ferrovie e abbiamo contribuito ad innalzare il primo grattacielo di New York.

Ellis Island il museo dell'immigrazione        Quando a partire eravamo noi

Esco commossa, e guardando lo skyline di New York non posso fare a meno di pensare a tutti coloro che oggi affrontano il mare nella speranza di una vita migliore.

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76 Risposte
  1. Mi sono emozionata leggendo il tuo racconto. Ho sentito anche io quella voce dare direttive in una lingua sconosciuta, ho visto donne impaurite nel loro cappotto “buono” e mariti sconcertati, indifesi. Spesso ci dimentichiamo che siamo stati i primi a patire la quarantena, le scritte in gesso sulla schiena. Dovremmo essere più ospitali, come negli anni le altre nazioni lo sono state con noi .

    1. Antomaio

      Io ho pensato che forse non avrei avuto il coraggio o forse sì, se sei spinto dalla disperazione. Ed è proprio la disperazione che spinge tanti a partire anche oggi

  2. io ho follemente adorato Ellis Island e questo museo! Fa un certo effetto trovarsi in quell’ampio androne da cui sono passati molto dei nostri connazionali. La memoria è davvero troppo corta!

  3. Quella ad Ellis Island è una visita che ho trovato davvero interessante, tra le tante da fare a New York. Come hai fatto tu, immedesimandosi in quelle persone che piene di paura e speranza sbarcavano qui fa davvero molto riflettere.

  4. Complimenti per il post, hai toccato un tema importante, oltre che attuale. Oggi, io che mi sono trasferita in Aussie, mi ritrovo in qualche frase che hai scritto. Avremmo tutti bisogno di fare un satlo a Ellis Island, riflettere su quello che stiamo facendo e soprattutto pensare a ciò che potremmo fare

  5. Che emozione leggere questo racconto. Hair riportato alla memoria l’esperienza di quando andai io. Leggere tutti quei nomi e tutte quelle storie fu incredibile, non credevo potesse evocare emozioni del genere. Una volta tornata feci la registrazione sul loro sito e riuscii a trovare i dati di un mio lontano parente che si era imbarcato in America. Credo di avere ancora la pagina salvata con data, nome e info sul tipo di barca usata!

    1. Antomaio

      ma pensa che bello aver ritrovato notizie di un parente partito per l’America! che storie si possono scoprire

  6. Io amo molto scoprire la Storia attraverso le storie delle persone. Ho ricostruito, per un pezzo, la storia della mia famiglia e so di avere dei lontani parenti approdati anche a Ellis Island. Devo tornare da quelle parti e approfondire.

  7. Il mio trisavolo passò certamente di lì, e ho trovato proprio grazie ad Ellis Island i documenti di imbarco che raccontano una storia di fatica e speranze. Certo i sentimenti di chi lascia tutto per andare incontro ad un sogno che può riscattarlo dalla miseria o dall’assenza di prospettive sono uguali in ogni luogo e in ogni tempo. . L’America però era un paese giovane, ricco di spazio, in crescita, l’Italia di oggi, che sogni può regalare ad enormi masse di disperati?

  8. Il tuo articolo mi ha molto colpita, sono arrivata alla fine con un brivido. Guardare NY e gli Stati Uniti da questa prospettiva deve fare un effetto molto profondo, di quelli che rimangono sottopelle a lungo. Quando andrò a NY anche io (spero presto!) non mancherò di visitarlo. Grazie per avercelo raccontato.

    1. Antomaio

      Ti auguro di andare prestissimo a NY che è una città che io adoro. La visita a Ellis Island apre una diversa prospettiva.

  9. Carnesella Piera

    Che bella descrizione, ti emoziona dall’inizio alla fine. Una ragione in più per tornare a New York.carnesella pier

  10. Malgrado la possibilità di essere scartati o divisi dai propri cari, moltissimi italiani hanno in passato affrontato il “viaggio”, sperando in una vita migliore.
    Anche sotto questo aspetto, la vita è una ruota.
    Troppo spesso ce lo dimentichiamo.
    Grazie per questo articolo 🙂

  11. Carmen

    Sono stata a New York la scorsa estate ed Ellis Island è stato da subitouno dei miei posti del cuore. Leggere il tuo post è stato come rileggere nel mio cuore le emozioni provate li.

  12. Giusto ieri sera ho visto un documentario sul tentativo di fuga verso gli Stati Uniti della famiglia Frank prima di doversi rinchiudere nella soffitta di Amsterdam. Loro come moltissimi altri non furono così fortunati e furono respinti dalla burocrazia americana che cercava così di fermare il flusso migratorio di ebrei verso il Paese.
    L’immigrazione non fu dunque sempre permessa (con restrizioni, ma permessa). Come oggi del resto…

    1. Antomaio

      In effetti non era così facile superare la selezione a Ellis Island, purtroppo non ci è dato di conoscere le storie di quelli che purtroppo non ce l’hanno fatta come la famiglia Frank.

  13. Ad agosto tornerò a New York e questa volta la visita ad Ellis Island non me la voglio perdere. Le volte precedenti non c’è mai stato abbastanza tempo, ma dall’ultimo viaggio ho scoperto che un cugino di mio nonno è partito dal Piemonte all’inizio del 1900 e che è transitato proprio da lì.

    1. Antomaio

      forse ti conviene verificare in internet e fare il biglietto in anticipo così eviti la coda. al museo puoi anche cercare di rintracciare il tuo parente, c’è una postazione dedicata

  14. Devo dire che più della statua della libertà questo museo mi ha particolarmente emozionata, è stato molto struggente vedere certe foto, sentire le registrazioni, vedere scarpette e valigie di cartone dei tanti immigrati anche italiani. La lunga fila è valsa tutta per questo pezzetto di storia che porterò nel cuore.

    1. Antomaio

      Grazie! Ogni volta che penso alla fatica dei nostri bis-nonni mi commuovo anche io e li ringrazio mentalmente per essere stati capaci di darci un mondo migliore che ci stiamo impegnando a distruggere con caparbietà

  15. MARTINA BRESSAN

    Quando sono stata in America non ho avuto il tempo di visitare questo museo, e penso sia un mio grande rimpianto. Penso che sia un museo che riserva grandi emozioni.. e che ci faccia vedere il mondo da una prospettiva diversa da quella attuale, quando appunto, gli immigrati eravamo noi.
    Non sapevo che gli italiani rappresentassero il gruppo di immigrati europei più numeroso….

    1. Antomaio

      Si, siamo stati tantissimi e per fortuna i nomi italiani in America sono spesso legato a personalità geniali basti pensare a De Niro o al sindaco di NY Giuliani

  16. Ad Ellis island abbiamo cercato i fogli di ingresso del nonno e del bisnonno di mio marito. E’ stato davvero emozionante leggere la registrazione originale e ne abbiamo anche fatto una stampa da portare a mia suocera. Certo che a ripensarci era davvero un viaggio incredibile, parliamo di tempi in cui dal piccolo paese del sud italia si andava in USA, senza parlare una parola d’inglese, senza poter comunicare con casa propria.

    1. Antomaio

      E’ vero si partiva con un coraggio pazzesco che solo la certezza di non avere nulla da perdere poteva infondere

  17. Sarei curiosa di vedere Ellis Islands e i documenti che riportano i nomi dei tanti italiani partiti per cercare una vita migliore. Uno dei fratelli di mio nonno partì e non se ne seppe più nulla, riuscire a trovare quello stesso cognome sarebbe un’emozione indescrivibile.

  18. Devo essere sincera, non condivido il tuo entusiasmo per Ellis Island, al di là dell’incontestabile valore storico, l’ho trovato molto vuoto, nonostante l’audioguida. E il fatto che si debba pagare per cercare i propri parenti nell’archivio, ha peggiorato la mia opinione! Sarà che c’era talmente tanta gente, che si faticava a vedere qualsiasi cosa…

    1. Antomaio

      Ciao Francesca, sicuramente non è il più moderno tra i musei degli Stati Uniti come concezione e come allestimento e sicuramente si potrebbe fare di meglio per valorizzare l’importanza storica di quel luogo che per me è soprattutto simbolico considerato anche il periodo che stiamo vivendo

  19. Ti ringrazio per questo post, soprattutto per come l’hai terminato. Sono stata anch’io a Ellis Island (non sapevo che fosse l’unico museo statunitense a tema immigrazione… pazzesco!) e ho provato sensazioni simili. E poi anche più tardi, quando sono immigrata in Australia: la burocrazia infinita, i controlli medici… ho pensato un sacco a come sarebbe stato se mi fossi trovata nei panni di quegli italiani che sbarcavano lì nel passato. Non dobbiamo dimenticarci mai di chi siamo stati.

    1. Antomaio

      Io in questo periodo mi sono immedesimata soprattutto nei timori… mollare tutto quel poco che si ha per qualcosa che non si sa… grande coraggio!

  20. È un’emozione leggere qualcosa del genere e sarà stata una bella emozione entrare nel museo e scoprire qualcosa che è accaduto tanto tempo fa ma di un’attualitá sconvolgente. Tutti dovrebbero vedere un museo del genere ❤️

  21. Grazie per questo post. Non sono stata ad Ellis Island, tuttavia in Italia ho visto alcuni musei dell’emigrazione che davvero riescono a colpire al cuore. La verità è che ci illudiamo di imparare dalla storia, ma essa, poiché cambia gli attori, non ci consente di riconoi davvero nel presente le stesse situazioni del passato. E così oggi non accogliamo, siamo indifferenti, peggio odiamo perché temiamo, così come gli americani all’epoca facevano con noi.

    1. Antomaio

      Hai proprio ragione. Abbiamo paura perchè non conosciamo e la paura ci fa essere cattivi con altri esseri umani. Una cosa terribile e la dimostrazione che purtroppo la storia non insegna nulla

  22. Ho adorato questo museo. Ci sono statala prima volta nel 2005. Poi ci sono stata altre 3 volte. Praticamente ogni volta che vado a NY non riesco a non andare a Ellis Island. Se non l’hai visto, ti consiglio il documentario girato e prodotto da Robert De Niro dal titolo “ELLIS” è molto bello e molto toccante.

  23. Alessandra

    Alcuni anni fa ho fatto delle ricerche per trovare dei parenti emigrati in America e sono andata proprio sul sito della Fondazione Ellis Island. Quanto mi piacerebbe andare a vedere di persona questo museo, il tuo racconto è davvero emozionante!

    1. Antomaio

      Il museo è molto interessante per il significato attuale che ha assunto. Hai poi avuto notizie dei tuoi parenti?

  24. Ci dimentichiamo troppo spesso che gli stranieri in casa nostra non sono molto diversi da qualche nostro nonno/bisnonno che ha lasciato l’Italia per cercare una vita migliore per la famiglia in difficoltà! Io stessa vivo all’estero da quasi 10 anni. Ho i documenti in regola, certo, ma solamente perchè ho vinto la famosa “lotteria del luogo dinascita”!

  25. Lady liberty da sempre simbolo della grande mela ma per noi italiani simbolo di una vita nuova! Mi sono sentita orgogliosa di essere italiana quando ho solcato la porta del centro e sono andata a cercare i miei antenati la sui registri

    1. Antomaio

      Chissà che emozione trovare i loro nomi e scoprire che i tuoi antenati come tanti altri italiani hanno contribuito a rendere l’America quella che è oggi

  26. Alessandra

    Se un giorno avrò la possibilità di visitare New York sicuramente farò una tappa in questo museo. È troppo interessante! Avevo visto un documentario in TV che ne parlava!!

  27. Servirebbe una piccola Ellis Island in ogni città per ricordarci di come anche noi siamo stato tanto disperati da abbandonare tutto per cercare fortuna in un paese straniero e poco accogliente. E ci dicevano “state a casa vostra”.

  28. Ho visitato questo museo nel 2015 durante il mio viaggio a New York: mi ha lasciato seriamente sconvolta. Incredibile come i migranti venivano testati ed esaminati, ricordo molto bene il disegno del diamante o il test di scrittura. Tante speranze che a volte venivano completamente respinte al mittente. Fa riflettere, soprattutto in questi ultimi anni, dove l’immigrazione è argomento di politica e non solo.

    1. Antomaio

      in molti dovrebbero visitare il museo e riflettere sul tema dell’immigrazione prima di prendere certe posizioni…

  29. Ogni volta che leggo di Ellis Island provo una fitta al cuore, è impossibile non provare ad immedesimarsi in uno dei tanti “immigrati” arrivati in paese dopo un viaggio estenuante e carichi di speranze. Credo sia un posto che tutti dovrebbero visitare almeno una volta nella vita.

    1. Antomaio

      in effetti entrando in quel luogo e provando ad immedesimarsi nelle persone a loro arrivo, si capiscono molte cose

  30. Libera

    Tempo fa ho scoperto sui social la possibilità di individuare inserendo il proprio cognome, l’identità e la provenienza di eventuali nostri antenati che sono passati da Ellis Island. Ho scoperto che dal mio paese d’origine qualcuno è passato da qui, molto emozionante.

    1. In effetti la visita a Ellis Island è emozionante soprattutto al pensiero delle persone che sono transitate da lì con la loro valigia di sogni, di speranze e di nostalgia

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